Pozzuoli – La città di Napoli oggi si è svegliata più silenziosa, e non solo Napoli, l’intera Campania e l’intera scena musicale italiana e non solo.
James Senese, sassofonista e voce inconfondibile dell’anima napoletana, è scomparso all’età di ottant’anni, lasciando dietro di sé un patrimonio immateriale fatto di musica, dignità e verità popolare. Nato a Miano il 6 gennaio 1945, Senese ha incarnato per decenni l’essenza di Napoli: la sua malinconia, la rabbia, la forza di rinascere.
di Nicola De Dominicis
Figlio di una madre napoletana e di un soldato afroamericano, James ha vissuto la dualità delle sue origini come un ritmo interiore da tradurre in musica. Il suo sax non suonava soltanto note: raccontava storie di mare e di asfalto, di orgoglio e solitudine. Nel quartiere di Miano, dove è nato e dove ha scelto di restare, era “’o Maestro”, l’uomo che salutava tutti, custode di una Napoli popolare e autentica. Non cercava riflettori, ma appartenenza: la sua casa era la città stessa, con le sue contraddizioni e i suoi suoni.
Dietro il personaggio ruvido, viveva un padre amorevole. Con la figlia Anna, suo punto fermo, James mostrava il volto più umano, quello di chi unisce orgoglio e umiltà. Anche nei momenti più difficili, come durante la malattia, ha continuato a cercare la musica: “finché c’è fiato, c’è ritmo”, diceva, trasformando la sofferenza in una lezione di resistenza.
Quando Napoli lo ha salutato nella chiesa di Santa Maria dell’Arco, il suo addio è sembrato un concerto: tra le lacrime, qualcuno ha intonato una delle sue melodie, e per un istante si è creduto di sentire il sax rispondere, come se James fosse ancora lì, a suonare per la sua gente.
Il suo vero patrimonio non è fatto di denaro o case, ma di canzoni, vinili, frasi che restano nella memoria collettiva — “Nun ce stanno padroni”, “’O sanghe è sanghe”. Anche il cinema lo ha celebrato: da John Turturro a Luciano De Crescenzo, il suo volto e la sua musica hanno raccontato la Napoli più autentica, quella che vibra di dolore e orgoglio.
James Senese ha trasformato la fatica in poesia e la rabbia in ritmo. Oggi, nelle sue note, continua a vivere una città intera — e ogni volta che un sax risuona tra i vicoli, Napoli torna a respirare con la sua voce.
Immagine libera di repertorio da Google Immagine Licenze Creative Commons. Foto di Augusto De Luca
Last modified: Ottobre 29, 2025

