Esteri (venerdì, 10 ottobre 2025) – Dopo mesi di conflitto e negoziati estenuanti, Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo di pace nella località egiziana di Sharm el-Sheikh. La prima fase del piano, mediata anche da Washington e dal Cairo, segna un passo concreto verso la cessazione delle ostilità a Gaza. Il cessate il fuoco immediato rappresenta il punto di partenza: l’intesa prevede infatti la sospensione totale delle operazioni militari, seguita da un ritiro graduale dell’esercito israeliano (Idf) dalla Striscia e dall’avvio di un corridoio umanitario per la distribuzione di aiuti alla popolazione civile, duramente colpita da mesi di guerra.
di Nicola De Dominicis
Nel dettaglio, entro 24 ore dalla ratifica del governo Netanyahu, entrerà in vigore il cessate il fuoco, mentre nelle 72 ore successive saranno rilasciati i circa 20 ostaggi israeliani ancora in vita in cambio della liberazione di quasi 2.000 prigionieri palestinesi, tra cui 250 ergastolani. Rimane tuttavia irrisolto il nodo della scarcerazione di figure di spicco, come Marwan Barghouti, su cui Israele mantiene un netto rifiuto.
Il ritiro dell’Idf si svolgerà in più fasi: le truppe arretreranno dietro la cosiddetta “linea gialla”, tracciata dal piano Trump, che delimita una zona cuscinetto interna al confine di Gaza. Il ritiro riguarderà anche Gaza City e le principali città della Striscia, ad eccezione di Rafah, considerata strategica da Israele per il controllo dei flussi di armi. Nel frattempo, 400 camion di aiuti umanitari al giorno attraverseranno il confine per portare cibo, acqua e medicinali alla popolazione.
Ma la pace, per ora, è solo parziale e fragile. Nella seconda fase dei negoziati, i delegati dovranno affrontare questioni molto più complesse: il disarmo di Hamas, la creazione di una zona cuscinetto permanente, e la possibile istituzione di una amministrazione provvisoria internazionale a guida USA, affiancata da Paesi arabi e da una Forza di stabilizzazione (Isf) sul modello delle missioni ONU.
L’obiettivo di fondo resta la stabilizzazione della Striscia di Gaza e, in prospettiva, la nascita di un futuro Stato palestinese. Tuttavia, Israele continua a opporsi fermamente a questa ipotesi, mentre Hamas respinge l’idea di un’amministrazione straniera, aprendo solo alla possibilità di un governo tecnico palestinese sotto l’egida dell’Autorità Nazionale Palestinese, sostenuto dai Paesi arabi.
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Last modified: Ottobre 10, 2025

